Il campanile

Solitario, dalle semplici linee, ben proporzionato, il campanile trecentesco fa bella mostra di sé con le bianche bifore della cella e la cupoletta tonda della cuspide. Su ciascun lato della canna quadrata cinque archetti ciechi ricamano una corona di luce e colore che le bianche cornici in pietra d’Istria del dado sottolineano e racchiudono.

campanile di santa caterina di Mazzorbo, isola di Mazzorbo, laguna veneta Venezia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quattro bei piastrini di pietra viva svettano agli angoli della base ottagonale della cuspide sulla cui cima si vede la tipica banderuola con le iniziali S.C.

 

santa caterina sul campanile della chiesa di Mazzorbo, isola di mazzorbo, Venezia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un po’ dimenticato, forse perché posto sul lato sud poco visibile, l’alto rilievo in pietra viva raffigurante Santa Caterina con la grande ruota e la palma del martirio è sistemato sotto la cornice della cella campanaria.

Una breve balaustra di colonnette di pietra bianca univa un tempo i piastrini delle bifore della cella, come si ricorda dalle note dei lavori di restauro eseguiti nel 1762, quando finalmente furono riparati i danni prodotti da un fulmine [1]

La somiglianza con i campanili veneziani trecenteschi come quelli di S. Moisé e dei Frari è sottolineata da molti elementi architettonici creati per quel gioco chiaroscurale di luce ed ombra delle archeggiature e delle lesene, che nel tipico gusto coloristico veneziano tende a risolvere nella luce e nel colore il peso della massa muraria.

Altri restauri si ricordano nel 1910, essendo parroco don Giuseppe Camozzo, e l’ultimo del 1983 a cura del Magistrato alle Acque, essendo parroco don Ettore Fortezza, come si legge in una lapide fissa nell’atrio della chiesa.

 

Attorno al campanile si appoggiavano da tutti e quattro i lati le costruzioni del monastero. Si nota infatti –oggi un po’ meno a causa dei recenti restauri- la diversità dei mattoni tra la prima metà inferiore e quella superiore dove spiccano le lesene e due finestrelle [2] .

 

Le belle campane alloggiate nella cella campanaria sono molto antiche, in particolare quella dalla forma allungata, tipica delle campane di fattura bizantina, si distingue per essere la più antica campana della laguna essendo datata 1318

la campana piu antica della laguna veneta del 1368 Santa Caterina di mazzorbo, isola di Mazzorbo, laguna ceneta Venezia

In rilievo su tutta l’altezza della campana è disegnata, con poche ed essenziali linee di contorno, la figura dell’angelo Gabriele; in alto la data  e la firma di MAGISTER LUCAS DE VENETIIS ME FECIT. + ANNO MCCCXVIII e sul bordo in basso il motto: Xus vincit Xus regnat Xus imperat [4] .

campana piu antica della laguna 1368 santa caterina di Mazzorbo, venezia

 

 

 

 

 

L’altra campana è datata 1567 e fusa dal maestro Girolamo Morando di Giacomo, essendo Etor di Rosi piovano, anch’essa decorata sul bordo in basso da piccole figurine di santi in rilievo e con questa scritta che gira intorno:”PRI SCM” SCP – SNAZ° LAZZV” – SBOR° DR – SZVANELAZ – SZAVEr SCP – SPA° SCPa MSR – SBCR° DALE CALE – SISO° SCP – MDLXVII”.

Queste due antiche campane non appartenevano al Monastero di S. Caterina, ma provengono dalla ex parrocchia di S. Angelo, quando nel 1819 avvenne il trasferimento della parrocchia alla chiesa di S. Caterina.

Nella sua guida del 1815, il Moschini  riferendosi al campanile della chiesa di S. Angelo di Mazzorbo scrive: “…Salsi la torre per girarne lo sguardo intorno a quell’amplissimo orizzonte, e ci rinvenni due campane con epigrafi degna di memoria. Una di esse, qui recata lo scorso secolo da Altino, siccome udii, tiene a contorni la figura di S. Michele Arcangiolo col nome del Santo e la epigrafe: Magister Lucas de Venetiis me fecit anno MCCCXVIII…” Il riferimento ad Altino, pur non avendo alcuna base storica, dà ulteriore prestigio a questa antica campana lagunare e dalla circostanziata  descrizione conferma che si riferisce proprio a queste campane che ora sono a S. Caterina. [5]

La terza campana, molto più piccola, del 1642 forse poteva servire come campanella conventuale.

Prima della soppressione napoleonica esistevano quattro campane, di cui si parla nei restauri del 1762 [6] , che vennero alienate il 7 ottobre 1808 come risulta da un processo verbale della Direzione speciale del Demanio

 

Un anonimo poeta seicentesco [8] scriveva in onore della più antica campana della laguna i seguenti versi:

Ti piciola campana centenera / Che lo splendor ti ha visto del  passado / Dighe de quela età di questa tera  /// A questo populo ancuo imolecado,  / E dighe a elo senza confusion / Coss’hera santo Marco col leon.


[1]   Ciò fu possibile per i 900 ducati che la monaca professa Pellegrini lasciò per il restauro del campanile e della foresteria, come risulta dal suo testamento del 22 dicembre 1761.

[2]   Anche da una nota di lavori eseguiti nel 1762 si parla della sistemazione del tetto che girava attorno al campanile. (A.S.V., S. Caterina di M.bo, busta n. 13).

[3]   Il Piva in una nota a pag. 202, vol. I del suo libro: il patriarcato …, così scrive: “Venezia possedeva nel seecolo scorso ancora sette tra le sue più antiche campane. Di queste purtroppo ne mancano quattro: fino al 1870 suonava dal campanile di S. Pietro di Castello una campana fusa nel 1319; opera di un maestro Jacopo da Venezia e di suo figlio Nicolò, come si legge nell’iscrizione, che stava incisa sul bronzo, riportata dal Cicogna.

Dal campanile del SS. Salvatore suonava una campana fusa da un tale Vincenzo nel 1354 e da quello di S. Zaccaria una fusa nel 1330, come ricorda il Temanza.

A S. Marziale nel 1346, al dire del De Grazia, si alzava sul campanile, oggi scomparso, una campana proveniente dall’Ungheria, quale bottino di guerra per una vittoria veneziana avvenuta il 1 luglio, festa di quel Santo Vescovo.

Le tre campane che rimangono sono: la piccola campana dal  suono argentino della Basilica di S. Marco, che che chiama a raccolta i Canonici alla recita degli officii divini, fusa da un tal Vittore nel 1376 e che trovasi appena sopra la porta di S. Pietro nel cortile verso il ponte della Canonica; la campana di forma gotica dell’orologio di Sant’Alipio, che reca l’iscrizione “1384 – Antonius Filius. Q. Magister Victor Me fecit” con un leone a “moleca” e gli stemmi del doge Antonio Venier e dei Procuratori Piero Corner e Zuane Gradenigo”.

Nella città lagunare già nel 1282 i campanari fonditori avevano i propri capitolari (Toesca, op. cit., pag. 947) e di questa attività resta memoria solo nel nome di una corte nella parrocchia di S. Luca e cioè la corte delle campane.

[4]   Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera. Venezia e Pisa erano le città che si distinguevano per i loro maestri fonditori. A Pisa si conserva una campana del 1262 firmata Lotteringo. Nel Museo di Verona due campane rispettivamente del 1370 e 1385 firmate Jacopo. Una nel Museo di Firenze del 1345 firmata Jacopo e del 1352 firmata Francesco Pucci.

Questo è l’elenco delle campane che si ritengono le più antiche e che ci sono giunte firmate dai maestri fonditori: la pratica di disfarsi completamente delle campane che si volevano sostituire ha limitato il numero ed ingrandita l’importanza delle campane molto antiche che ancora oggi si conservano. (P.TOESCA, Il Trecento, Torino 1951, pag. 947).

[5]   (G.A. MOSCHINI, Guida per la città di Venezia all’amico di Belle Arti, Venezia 1815, vol. II, pag. 447).

[6]   Polizza spese marangon per impalcatura necessaria a togliere le quattro campane per riparazioni al campanile, datata il 20 settembre 1762 (A.S.V., S. Caterina di M.bo., b.13).

[7]   A.S.V. Demanio 1806-1813, I, 1/1. Nell’Archivio parrocchiale è inoltre conservato il carteggio relativo alla “Raccolta campane di edifici di culto” che venne imposta per fini bellici con R.D. del 23 aprile 1942 – XX, ma che –fortunatamente – non coinvolsero queste due antiche campane per il loro riconosciuto valore storico e artistico.

[8]   V. PIVA, op. cit., pag.203.