SCHEDA CATALOGO OPERE SCULTURA E ARCHITETTURA

Numero Catalogo S9 pagg. 92-97
Foto
Data 1589/1590
Titolo La Segretezza
Ubicazione Venezia, Palazzo Ducale, Sala delle Quattro Porte, sulla trabeazione della porta che conduce al Salotto Quadrato ed alla Cancelleria ducale, la statua posta a destra, verso la finestra.
Materia Marmo grigio
Misure --
Iscrizioni Sulla base di questa statua si legge la firma composta alla prima maniera: OPVS. IVLII. MAVRO. VERONENSIS.
Stato di conservazione Mediocre. La statua ha perso la originaria lucentezza del marmo. E' ricoperta di uno spesso strato di polvere nera, e si osservano lievi e diffuse abrazioni, che non appaiono nelle fotografie in quanto eseguite molto tempo addietro.
Descrizione

Questa opera fa parte di un gruppo di tre statuee disposte una a fianco all'altra sopra la porta che conduce alla Cancelleria Superiore. Oggi è posta a destra, vicino alla finestra, ma l'ordine previsto dal Programma per la decorazione del Palazzo Ducale dopo l'incendio del 20 dicembre 1577 era, cominciando da sinistra a destra: la Segretezza, la Diligenza e la Fedeltà. Il Programma manoscritto, integralmente pubblicato dal Wolters (1966), illustra la nuova decorazione per la Sala del Maggior Consiglio, dello Scrutinio e per le Quattro Porte dell'Antipregadi. Questo Programma ci interessa da vicino perchè risulta prezioso per comprendere il significato iconografico di queste opere scultoree. Infatti secondo il Sinding-Larsen (1974, pag. 6) la minuzia dei particolari nella descrizione di queste statuette allegoriche deriva dal fatto che esse erano in gran parte nuove "invenzioni" che non potevano essere visualizzate senza una dettagliata descrizione. Il progetto iconografico, come afferma la Mason Rinaldi (1980, pag.82 scheda n.35), fu steso nei primi mesi del 1578, dai senatori Jacopo Marcello e di Jacopo Contarini, con l'aiuto di Girolamo Bardi, che poi lo pubblicherà, in una nuova veste nel 1587 con il titolo "Dichiarazione di tutte le Istorie ...". La "Secretezza", così come viene descritta nel manoscritto intitolato "Palazzo Pubblico" dell'Archivio di Stato di Venezia, Provveditori al Sal, miscellanea, busta 49, "doverà esser posta alla parte sinistra, et sarà una donna bella col capo velato, et attorniata da un pur grande et grosso mantello, del color ceruleo, che le braccia, et le mani velate del mantellone, in modo che si conoscano i membri da tale mantello coperti, et veduti per trasparenza dubbiamente, ha la bocca velata di una sottilissima banda, sotto la quale traspareno le labbia, come dipingevano i Romani Angerona Dea, per mostrare il saper tacere i secreti della città, accioché non facessero come fece Caio Sirrano, che per aver rivelato l'occulto nome di Roma fu castigato, et amonendo, che fecessero, come fecero a Lucio Papirio, che non rivelò i secreti del Senato" (...) "per questo adunque ha la Secretezza la bocca velata, et sotto la toga pretesta la bianca er sotilissima tunica coperta dal gran mantello, che significa la fortezza, et capacità delle cose, che gli sono state comprese, che sono gli infiniti concetti che si corrono, et si comparteno, et si dipingono sotto de la forza, et capacità del governo, poscia la medesima sevretezza tiene attorno una bella nuvola, che per ogni parte la circonda, et dalla nube nasce un leone, che gli è sotto, il che dinota la secretezza, et la dubbietà di quanto si contiene sotto le cose della Cancelleria.". La statua nella realtà mostra quasi tutti i simboli iconografici proposti, eccettuato quel leone che dovrebbe nascere da una nube inesistente.

 

Notizie storico-critiche Quest'opera, assieme alle altre della Porta della Cancelleria, non fu eseguita subito dopo l'incendio che scoppiò nel maggio del 1574, come si potrebbe supporre. Soltanto quindici anni dopo, infatti, sei delle nove statue che decorano le porte della sala furono poste in opera, nel 1589, come appare dal documento n.995, riportato dal Lorenzi (1868) "... et a metter in opera le figuredi marmo sopra le quattro porte della Sala dell'Antipregadi ..." mentre le ultime tre lo furono nel 1590 come risulta dal documento n.1012: "...et a metter in opera alcune figure di marmo sopra una delle quattro porte nella Sala dell'Antipregadi ...". Non vien detto di quali di queste figure si tratti, perciò daterei questi lavori fra gli anni 1589-1590. Lo Stringa (1604) loda questi lavori scultorei di Giulio dal Moro: "Queste figure furono opera di Giulio dal Moro; le quali con tutte le altre predette quanto siano appropriate alli predetti luoghi, e con quanto giudicio, e prudenza siano state quivi collocate, ognuno da per sè lo può benissimo considerare.". La descrizione corrisponde a quella fatta nel Programma nella cui copia conservata in Archivio di Stato leggo alla fine: "Queste tre figure furono date a farsi a Giulio del Moro scultore.". Queste opere rappresentano i primi lavori fra quelli pervenutici di Giulio, già trentacinquenne, e ci rivelano un artista in grado di reggere senza timori al confronto con le opere di maestri molto più conosciuti di lui che proprio in quella sala esibivano altrettanti lavori scultorei per le altre porte, come il Vittoria (la Vigilanza fra l'Eloquenza e la Facilità dell'Eloquio, 1588c.) (cfr. Cessi, 1962, pag.468) ed il Campagna (Pallade e le allegorie della Pace e della Guerra, 1584 c.) (cfr. Timofiewitch, 1974, pag.302). La Segretezza ci mostra in una stupenda sintesi l'eleganza di un modellare contenuto in formule di semplice frontalità e nella magistrale resa del morbido panneggio, facendo scrivere al Semenzato (1971) che l'artista qui arriva a "risultati che pongono queste figure al punto più alto della sua produzione".
Bibliografia Stringa, 1604, pag.228b e pag.229a; Martinioni, 1663, pag.342; Zanotto, 1858, Vol. II, pag.2, e Tav.LXII; Venturi, 1937, Vol. X-3, pag.268; Semenzato, 1971, pag.214.
Referenze fotografiche Archivio fotografico di Palazzo Ducale.
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