SCHEDA CATALOGO OPERE SCULTURA E ARCHITETTURA
Numero Catalogo | S14 pagg.129-135 |
Foto
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Data | 1595/1603 |
Titolo | San Lorenzo |
Ubicazione | Venezia, chiesa di San Salvatore, monumento funebre ai dogi Lorenzo e Girolamo Priuli, fra il primo ed il secondo altare della navata sinistra, nella nicchia di sinistra del secondo ordine. |
Materia | Pietra d'Istria, pitturata di nero. |
Misure | 190cm. c. |
Iscrizioni | sulla base si legge la firma: IVLII MAVRI OPVS. |
Stato di conservazione | Discreto. |
Descrizione | La bella figura del santo, perfettamente inserita nella nicchia, nella parte alta del monumento, si mostra nuda e possente con la grande graticola a fianco, simbolo del suo martirio. La gamba sinistra, scaricata del peso corporeo, si piega leggermente all'indietro quasi di contrappeso al braccio sollevato in avanti sul petto. |
Notizie storico-critiche |
La datazione dell'opera deve tener conto delle travagliate vicende occorse alla decisione definitiva del progetto da adottarsi per questo monumento funebre Priuli, di cui le due statue di San Lorenzo e di San Girolamo del nostro artista costituiscono il principale decoro plastico. La vicenda nasce dal testamento del doge Gerolamo Priuli del 1568 (A.S.V., S.Salvador, b.32,r,64/30 c177) e quindi dall'accordo del figlio Lodovico con i Frati del Convento di San Salvador, del 19 gennaio 1569, per un "loco da l'uno pilastro all'altro, et similmente tutto il pavimento per quanto comprende la longeza, et largeza sino alli pilastri che sonno dentro nella chiesa, nel qual muro et pavimento (...) m. Lodovico possi, et vogli ad ogni sua richiesta far fabricar la sepoltura (...) D. Hieronimo Prioli suo padre ..." (A.S.V. San Salvador, b. 32r83c.196). Il 18 sett. 1571 morì anche il figlio Lodovico e dopo molte lungaggini il progetto originario dell'architetto G.A. Rusconi (cfr. A. Da Mosto, 1977) venne nel 1575, scartato a favore di un progetto di Alessandro Vittoria, come è documentato dal Ludwig (1911, pag.25) e sembra che questo fosse stato preferito dai Procuratori di San Marco per ridurre la ingente spesa occorrente per i preziosi marmi del precedente progetto, come rileva anche il Da Mosto. Finalmente nel 1576 si ritornò al progetto del Rusconi ed i lavori proseguirono sotto la direzione dell'architetto padovano Cesare Franco, il quale, come riporta il Temanza (1778) pag.487): "lentamente operando, nel giro di XVII anni lo condusse a compimento. Questo è certo, che il disegno del Vittoria non ebbe esecuzione.". Sarà lo Stringa (1604) a riferire che: "I due depositi nuovamente fabricati, ma insieme congiunti, de' duo Dogi fratelli della famigliaa Priuli, sono per certo bellissimi et singolari, si per disegno, si anco per la bellezza, e finezza delle colonne con le basi e capitelli di bronzo, che sono tutte di quelle di paragone.", ma il monumento non era ancora definitivamente completato perchè lo Stringa lo descrive: E' diviso in due ordini, in quel di sopra veggonsi due nicchi, formati da cinque colonne, ...", mentre oggi ne contiamo sette, e sarà così anche per l'ordine inferiore. Ed aggiunge "e sotto due tavole quadre pur dell'istessa pietra, ove saranno impresse le iscrittioni, che non sono state ancora fornite.". Comunque sia le statue di San Lorenzo e di San Girolamo del nostro artista erano già in opera, infatti sempre lo Stringa riporta che: "collocate sono due statue sculpite in marmo da Giulio del Moro, quella dal lato diritto è di S. Lorenzo, e l'altra dal manco di San Girolamo, di quali santi i detti Dogi portavano il nome ...". Per queste ragioni e per le osservazioni di carattere stilistico che farò più avanti, ritengo che l'opera debba collocarsi negli anni a cavallo dei due secoli, cioè dal 1595 fino al 1603. Essa appartiene, infatti, allo stesso periodo del Redentore di Santa Maria Zobengo (Cat. S13), quando l'artista ricerca, nella plastica resa tonale delle superfici del corpo nudo, quegli effetti pittorici e luministici, a lui ben noti anche in pittura. Ma in quest'opera l'effetto pittorico si coniuga perfettamente con un forte effetto plastico, con una attenta ricerca spaziale dei vuoti e dei pieni che si osserva nell'uso articolato delle braccia, e nel movimento contenuto, ma totale, del corpo che, nella sottolineata evidenza della muscoltura, da vita e respiro ad un'opera dagli echi michelangioleschi. Non si può far a meno di ricordare l'interessante accostamento di questo lavoro con il S. Lorenzo di Girolamo Campagna eseguito tra il 1615 ed il 1618 per l'altar maggiore della chiesa omonima di Venezia (cfr. Rossi, 1968, pag.37, tav.39). La differenza di date potrebbe far pensare che fosse proprio il Campagna ad attingere al modello di Giulio dal Moro, sono comunque propenso a credere che entrambi abbiano tenuto presente il medesimo modello di uno stesso maestro, e cioè Danese Cattaneo. Come osserva la Rossi (1968, pag.23) nella sua monografia su G. Campagna a proposito del suo maestro Danese Cattaneo: "aveva rappresentato per lui il più diretto anello di contatto con la cultura tosco-romana e poteva ben avergli fatto da tramite nella conoscenza di Michelangelo ...". |
Bibliografia | Stringa, 1604, pag. 95; Martinioni, 1663, pag.125; Paoletti, 1837, pag.161; Lorenzetti, 1926, pag.383; Venturi, 1937, Vol. X-3, Da Mosto, 1977, pag.267 (Alvise Moro ?). |
Referenze fotografiche | dell'autore |