SCHEDA CATALOGO OPERE SCULTURA E ARCHITETTURA

Numero Catalogo S12 pagg. 104-109
Foto
Data 1590/1592
Titolo Il battistero e San Giovanni Battista
Ubicazione Venezia, chiesa di Santo Stefano, cappella laterale del Battistero (già cappella Contarini). Proveniente dalla chiesa soppressa di Sant'Angelo.
Materia Marmi vari.
Misure -
Iscrizioni Sulla lastra commemorativa posta a terra oltre allo stemma della famiglia Caietani è inciso: MARCO ANTONIO CAIETANO PLEBANO ANNO II MDXCII AERE ECCLESIAE, (fig. 24). Sulla base della statua si legge la firma nella consueta formula: IVLII MAVRI OPVS, (fig.. 23).
Stato di conservazione Cattivo. Il battistero mostra, in tutta evidenza, vistose alterazioni del tessuto lapideo, danneggiato da estese esfoliazioni, sopratutto a partire dal suolo sino ai tre metri di altezza. Si notano distacchi di materiale e formazioni di subflorescenze, mentre le parti più alte del battistero sono ricoperte da un velo di crosta nera, che interessa anche la statua.
Descrizione Il fonte battesimale è costituito da un grande cattino di pietra di paragone nera, sostenuta da una colonninca la quale poggia su di un dado sempre del medesimo marmo nero. Il fonte è perfettamente alloggiato, per più di metà vasca, dentro una nicchia semicircolare, listata da fasce verticali di pietra d'Istria. Costruito su piedistalli alti quanto la stessa fonte battesimale, si eleva il sistema trilitico classico a trabeazione e timpano. Le colonne ben modellate, e le sottili lesene addossate alla parete, sono di ordine composito. Al centro del manufatto, sospeso sotto il catino dell'absidiola, la corposa figura del San Giovanni Battista in ginocchio, poggia su una mensola di forma poligonale. Ai fianchi è avvolto in una ampia pelle di agnello, mentre un corto mantello gli copre la spalla destra e parte del braccio. La forte figura del Battista stringe fra le dita della mano destra, forse una piccola ciotola per l'acqua battesimale, dalla mano sinistra distesa lungo il fianco spunta un ferrro, probabile sostegno della caratteristica e lunga croce del santo.
Notizie storico-critiche

Anche quest'opera, come l'altare del Santissimo (cfr. Cat. S17), proviene dalla chiesa di Sant'Angelo, soppressa per decreto napoleonico del 1810. Lo Stringa (1604) nella descrizioni di questa chiesa così lo ricorda: "Vi è inoltre il luogo del Battisterio in un de i cantoni della Chiesa eretto e fabricato da nuovo in bel modo, con una figura grande di San Giovanni Battista scolpita in marmo, con queste parole sotto: Iulij Mauri opus. Nel suolo di questo luogo intagliato si vede l'arma del Piovano Canonico di San Marco, per opera di cui s'è fatto il predetto." Il Piovano, come si legge nella iscrizione riportata dal Cicogna (1830, Vol.III, pagg. 178-179), fu un certo Marcantonio Gaetano eletto nel 1590. Da questa data, e l'anno 1592 che si legge sulla lastra a terra, si può senz'altro far risalire, con buona approsimazione, l'anno del completamento dell'opera architettonica e scultorea, che io ritengo vada ascritta totalmente a Giulio dal Moro.

E questo, sia per il suo accurato edificare nel rispetto delle proporzioni classiche, ma anche per quel certo tocco di originalità, non raro in Giulio dal Moro. Mi riferisco alla insolita collocazione della statua del Battista, che non trova nesssuna spiegazione di carattere pratico, escluso quella di rispondere al gusto personale dell'artista. Bidogna però ricordare che egli ha già in altre occasioni usato questo curioso modo di appendere le figure al catino absidale, si confronti la fig. n. 68, del Redentore del monumento Dolfin.

Si tratta comunque di un'opera di grande equilibrio compositivo e rigore classico, eseguita da un artista che sapeva interpretare il gusto del tempo, in una Venezia che, morto il Palladio (1580), dava credito al fare erudito e classico dello Scamozzi, ed amava rifarsi alle antiche regole. Non a caso, proprio allora, nel 1584, si pubblicavano i sette libri di architettura del Serlio, (cfr. Temanzam 1778, pag.421): La statua del Battista lascia intuire le tracce dello stesso santo scolpito da Alessandro Vittoria per il duomo di Treviso (1575 c.), ed anche la posizione del San Girolamo della chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo di Venezia (1576) dello stesso artista trentino, (cfr. Cessi, 1961, pagg. 393-394, tav.36 e 1962, pag. 457, tav. 1).

Ma, nonostante la positura a scatto delle gambe e l'idea del movimento suggerita dalle braccia, il Battista non riesce a scuotersi dalla greve sensazione di pesantezza in cui è bloccata. Pur vicina nel tempo alla statua bronzea del Battista che Giulio fece fondere per la chiesa di San Felice (cfr. fig. n.6), se ne distanzia per l'assenza di vitalità e slancio, riscattandosi solo in parte per una certa espressività del volto. L'opera dopo il suo trasferimento nella chiesa di Santo Stefano, è ricordata per la prima volta dal Moschini (1815): "...qua sulla pila sorge una statua del Battista in marmo col nome del suo travagliatore così: Julii Maurii Opus".

Bibliografia Stringa, 1604, pag. 91.a; Moschini, 1815, pag.584; Quadri, 1853, pag.331; Zanotto, 1856, pag.182; Lorenzetti, 1926, pag.475; Niero, 1978, pagg.30 e 84.
Referenze fotografiche dell'autore.
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